Qual è la prima cosa che vi viene
in mente se vi dico Puglia? A me le orecchiette. L’elenco in realtà sarebbe ben più lungo: il
podio se lo contendono cibo (di prodotti e piatti da decantare ce ne
sarebbero tanti!), mare e clima (intenso non solo come meteo, ma anche come
atmosfera).
Quest’estate un altro mare mi ha
fatto incontrare – attraverso i racconti dell’affezionata nipote - una massaia
pugliese di 95 anni, Rosaria, che pur vivendo da sempre lontana dalla sua terra
ne ricorda e tramanda i sapori.
Rosaria mi ha dato la ricetta al
telefono. “ Carissima, è semplice: basta prendere mezzo chilo di semola
rimacinata fine, un bicchiere scarso d’acqua e lavorare col palmo della mano
finché l’impasto è sodo.” Una leggera risata, a sottolineare che stavo parlando
con un'esperta, ha accompagnato il commento più importante al
procedimento “La cosa difficile è fare le orecchiette, non la pasta!”.
Effettivamente bisogna ricavare coriandoli di pasta e tirarli con la punta del
coltello per imprimere quella rigatura tipica senza però romperla o bucarla. Il dischetto di pasta va rovesciato sulla punta del dito come un cappello, dandogli la tipica forma ad orecchietta; queste vanno poi lasciate asciugare e seccare.
Con l’aiuto della più giovane
sorella, di 93 anni, Rosaria ha impastato e formato con cura un vassoio di
orecchiette per me. Con la modestia di chi fa le cose con semplicità e
naturalezza e le fa nel miglior modo possibile, mi ha salutata augurandomi che
le orecchiette mi piacessero “perché non so se sono venute buone, io le ho
fatte come sempre”.
Perfette, rugose.
Per condirle un sugo di pomodori
datterini, il basilico dell’orto, l’olio buono di frantoio. Ed a piacere una
spolverata di ricotta salata.
Nel piatto i colori ed i profumi
dell’estate che vorrei non finisse mai e che puntualmente mi offre la possibilità di viaggiare attraverso una ricetta della tradizione, un racconto di famiglia.
Bel racconto di vita e tradizione!!
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