Quando sei venuto al mondo prima ancora di chiamarti per nome ti ho attaccato al mio seno perché queste erano le indicazioni di ostetrica e puericultrice. Io non capivo niente in quel momento, stordita dalla felicità e dalla stanchezza: eseguivo gli ordini sperando di fare bene.
I primi giorni continuavi a piangere: volevi la tua mamma, ma io non ero ancora pronta. E quella piccola bocca si attaccava con forza cercando nutrimento e protezione. Sono servite settimane per prendere il ritmo, per non provare più dolore, per non sentirmi più inadeguata nel ruolo di nutrice. Poi è successo e allattare è diventata la cosa più naturale per me. Vederti succhiare è uno spettacolo: mi guardi, allunghi la manina e mi stringi, ti stacchi e mi sorridi con la bocca piena di latte.
Qui già si parla di svezzamento, ma io abbozzo e rimando. Il prossimo acquisto sarà un seggiolone perché tu possa mangiare le pappe seduto a tavola con noi. Io ti imboccherò e ti terrò la manina, così come faccio ora. Continuerò ad abbracciarti e a preoccuparmi che mangi abbastanza. Per il momento stai qui tra le mie braccia mentre satollo ti assopisci.
Allattarti è una gioia inaspettata, una fortuna e una scelta che rifarei. Questa è la nostra storia, quella che ti racconterò quando crescerai e imparerai a mangiare da solo, quando cucinerò per te con tutto l'amore che posso.
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